''Oggi un buon direttore di museo deve trasformarsi in un venditore capace di sviluppare servizi globali redditizi. Un direttore dei programmi pubblici dev’essere uno specialista in analisi del mercato culturale, programmazione “multicanale”, ricerca di nuovi clienti, gestione di big data e tariffazione dinamica (ricordiamoci che l’ingresso al Moma costa la “dinamica” cifra di 25 dollari). I curatori (che ormai stanno diventando più importanti degli artisti) sono i nuovi eroi di questo processo di spettacolarizzazione. Le esposizioni sono prodotti, e la “storia dell’arte” diventa un semplice accumulo cognitivo-finanziario.''
Il museo si trasforma in uno spazio astratto e privatizzato, un enorme lombrico mediatico-mercantile''
'' Nella sfera del museo barocco-finanziario le opere non sono più considerate in funzione della loro facoltà di mettere in dubbio il nostro modo abituale di percepire e conoscere, ma per la loro infinita intercambiabilità. L’arte si scambia per segni e denaro, non più per esperienza o soggettività. Il segno consumabile, con il suo valore economico e mediatico, si emancipa dall’opera d’arte, la possiede, la svuota e la divora fino a distruggerla, per dirla con Walter Benjamin. È un museo in cui l’arte, lo spazio pubblico e il pubblico come agente sono morti. Forse allora è il caso di smettere di chiamarlo museo e utilizzare un nome più preciso, “necromuseo”, per indicare un archivio della nostra distruzione globale.''
Fonte: Stralci Dall'Articolo di
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